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Salvate il soldato Insigne

Minuto 64, Sarri decide che è l’ora di fare il primo cambio. Entra Gabbiadini, esce Insigne. Ecco catturiamo l’istantanea di quel momento. Cosa passa nella mente di un giocatore che gioca nella squadra della sua città e viene sonoramente subissato da fischi indecorosi?

Nemo profeta in patria, direbbe qualcuno. No, troppo semplicistico.

Partiamo da un idea di fondo. Il tifoso napoletano sta diventando snob. Sembrerà un’assurdità, ma chiunque negli ultimi 5 anni sia andato a vedere un partita nel fatiscente stadio San Paolo si sarà sicuramente reso conto di come la tifoseria partenopea stia progressivamente cancellando dalla propria mente il concetto “solo la maglia” diventando “radical-chic”, pronta a criticare qualunque giocatore partenopeo “colpevole” di aver sbagliato anche un solo passaggio.

La pressione è forte ed i giocatori, esseri umani come noi non lo dimentichiamo, ora sembrano subire esageratamente lo stress che il popolo partenopeo, che troppo presto ha dimenticato i nefasti “fenomeni” che hanno reso per lunghissimi anni indecente il calcio a Fuorigrotta, gli cuce addosso.

Ora, ritornando al nostro quesito, vi siete chiesti come può sentirsi uno “scugnizzo” figlio della Dea Partenope, vedendosi rinnegato dal proprio popolo, che solo pochi mesi prima lo erigeva a salvatore della patria?

Mister, le facciamo un appello, salvi l’unico spicchio di “napoletanità” che è rimasto in questa squadra, lo difenda, lo sostenga, gli faccia però capire, da uomo sanguigno qual’è, che i soldi non sono nulla se portano ad allontanarti dalle tue radici.

Insomma Sarri, ci aiuti. Salvi il soldato Insigne.