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Il Manuale di Conte: trasformare una Nazionale in un club

          “Se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante”

                                                                                 (Proverbio del Burkina Faso)   

 

E’ stato detto che lo sport insegna a spingersi oltre i propri limiti. E’ stato detto ed è vero. Quasi sempre lo sport equivale a una continua sfida contro se stessi, prima ancora che contro un avversario, tale da tirar fuori energie, forze e peculiarità altrimenti sconosciute. Non sempre questo significa vincere, ma di certo significa dare tutto quello che è nelle proprie possibilità e anche (appunto) qualcosa di più.

La Nazionale di Antonio Conte, in tal senso, poggia le proprie fondamenta su questo principio umano, che ne fa una compagine straordinaria anche a dispetto di una carta che dice l’esatto opposto. Il generale leccese insegna ai suoi soldati attraverso le lezioni del proprio, intoccabile manuale, la prima delle quali recita secondo il titolo di questo articolo: essere un club. Ecco perché l’undici azzurro ha sorpreso tutti, compreso il pubblico più scettico e composto dai classici allenatori da poltrona, in appena 180 minuti di Europeo.

Già, perché alzi la mano chi si aspettava un’Italia già qualificata, con 6 punti all’attivo e con zero gol subiti. Un trend perfetto, almeno nei numeri, nonostante una prestazione non esaltante con la Svezia e i limiti tecnici di una rosa nemmeno lontanamente paragonabile a quelle degli anni precedenti. E’ proprio in questo contesto che la regola numero uno del manuale trova la sua collocazione più ampia: l’Italia di Conte non è una selezione, ma una vera e propria squadra di club. Non ha le caratteristiche di una Nazionale, vale a dire di un agglomerato di giocatori provenienti da diverse squadre, diversi campionati, messi assieme da un ct (non a caso chiamato selezionatore) apposta per l’occasione. No, quest’Italia è prima di tutto un gruppo, un blocco compatto, che fa dello spirito di squadra e della disponibilità le proprie armi principali.

Con queste premesse, nessun obiettivo è precluso. Perché se sei una squadra, puoi compensare i limiti tecnici e l’assenza di talento con le qualità menzionate sopra, alle quali vanno ad aggiungersi l’abnegazione tattica e la concentrazione. Quest’Italia è un gruppo di formiche, ma se si mettono d’accordo possono spostare i grossi elefanti di quest’Europeo, grossi e possenti quanto volete, ma incredibilmente isolati e senza idee. L’unione fa la forza, e se ci girano fa pure la vittoria.