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Mertendona, trasfigurazione di un folletto in un D10s

Una domenica di dicembre ci siamo ritrovati, in curva A, a non esultare ad un gol del Napoli. E non perché fosse inutile ai fini del risultato, o per qualsiasi altro meschino motivo ci sia per non esultare ad un gol della propria squadra.

Per un solo ed unico motivo un’intera curva, una delle curve più “accese” del mondo, non ha esultato al quarto gol nella stessa partita di un proprio attaccante.

Per incredulità.

Un’intera curva non è riuscita, per svariati e infiniti secondi, a capacitarsi di come un folletto belga fosse riuscito a segnare dall’angolo impossibile dal quale aveva fatto partire la palla.

Ci siamo girati gli uni verso gli altri, con gli occhi sgranati, le bocche aperte e ci siamo chiesti vicendevolmente: “ma veramente ha segnato?”.

Abbiamo guardato i nostri calciatori esultare, dall’altra parte del campo, e ancora non ci credevamo. Solo quando si sono avviati verso il centrocampo siamo esplosi, all’unisono, in un’esultanza col ritardo degna del peggior streaming internet che si possa trovare sul web.

Abbiamo esultato insieme a quelli che guardavano la partita sui siti pirata. Solo che noi eravamo lì, allo stadio, eravamo lì a guardare quella palombella impossibile superare il portiere del Torino che non ha accennato nemmeno all’intervento, quasi più incredulo di noi.

E gli occhi non potevano credere che ci avesse tentato, e che ci fosse riuscito, a segnare il quarto gol nella stessa partita, il settimo gol in due partite consecutive, che si fosse permesso davvero di farlo in quel modo lì.

Un modo che ci ha ricordato un altro calciatore con le stesse iniziali, un paragone irriverente e sacrilego, certo, ma, davvero, per pochi attimi, abbiamo rivisto quel “diavulillo” dai capelli ricci che i gol impossibili e geniali li aveva fatti diventare normalità.

Grazie Dries Mertens, grazie per averci fatto stropicciare gli occhi, grazie per averci fatto venire la raucedine, grazie per quegli infiniti secondi di sospensione dell’incredulità, per aver trasmutato il normale giuoco del calcio in arte con i mezzi del genio: fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione.

Un giorno potremo raccontare di esserci stati quando la tua volontà di potenza ti ha trasfigurato da semplice uomo in un D10s.