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Napoli e Salvini: la verità politica dietro gli scontri

Per capire cosa sia successo sabato bisogna tornare un po’ indietro ed arrivare quantomeno a venerdì: dopo l’occupazione, da parte di alcuni collettivi, della sala dove si è poi effettivamente tenuta la manifestazione di Matteo Salvini si tiene una riunione in Prefettura durante la quale viene deciso che, per motivi di sicurezza, l’evento organizzato dal leader della Lega Nord deve essere annullato.

Il sindaco Luigi de Magistris era stato, d’altra parte, sempre coerente nella sua contrarietà a tale manifestazione. E bisognerebbe tener conto anche del fatto che l’ente fiera è, per più del sessanta per cento, di proprietà comunale.

Quella sera stessa, però, il ministro Minniti interviene direttamente, in qualche modo “commissariando” l’ente fiera (che, infatti, il giorno seguente pretenderà un documento ufficiale da parte del Ministero per aprire i portoni agli organizzatori dell’evento) e bypassando il parere (pur non espresso direttamente) della Prefettura “impone” alla città di Napoli che si tenga l’evento “Noi con Salvini”.

Da quasi ogni parte sono caduti strali nei confronti del sindaco de Magistris, ritenuto colpevole di essere contro la “libertà di espressione” per la sua contrarietà alla manifestazione. Nessuno si è chiesto perché l’incontro in Prefettura sia finito con l’annullamento del contratto.

D’altra parte appena l’anno scorso a Bologna, governata da un sindaco del Pd, Virginio Merola, una manifestazione di Salvini a piazza Verdi era stata negata per gli stessi motivi: la sicurezza. Ecco le parole di allora del sindaco Merola:

«Come è normale in una città democratica le autorità preposte hanno deciso sulla richiesta di Salvini. Mi auguro ora che il leader della Lega non aggiunga provocazione a provocazione e rispetti la decisione assunta nell’interesse generale della nostra comunità», dichiara il sindaco Virginio Merola. «È da una settimana — aggiunge — che Matteo Salvini prova a tirarmi in ballo sulla sua decisione di organizzare un comizio in Piazza Verdi. Ha sperato fino all’ultimo che io dicessi di no alla Lega Nord per poi potersi atteggiare a vittime, ma io ho sempre detto che tutti hanno diritto a manifestare il proprio pensiero, in modo civile, e che non è di mia competenza autorizzare manifestazioni».

Merola, dietro il paravento della Questura, non è certo intervenuto per far si che la manifestazione, invece, si tenesse.

Non si registrarono strali sulla violazione della libertà di espressione allora, nemmeno dai vertici del Governo. Lo stesso Renzi commentava ironicamente così:

«Salvini ha fatto una campagna elettorale fantozziana, poverino – ha detto Renzi durante un’iniziativa elettorale a Napoli – A Bologna ha lanciato il mail bombing e le telefonate al Comune, perché ci sono stati dei problemi» legati alla sua iniziativa. «Ha dato il numero di telefono. Ed ha sbagliato telefono. Secondo me ha sbagliato anche mestiere, ma quella è un’altra storia»

A de Magistris non è stato concesso il paravento della decisione avvenuta dopo l’incontro in Prefettura questa volta, forse perché non fa parte del Pd ma, anzi, è del Pd un nemico politico.

De Magistris, d’altra parte, aveva sicuramente già subodorato la “trappola” e, nonostante avesse annunciato la propria presenza alla testa del corteo, dopo l’intervento di Minniti non si è presentato personalmente in piazza.

Gli scontri, che poi si sono puntualmente verificati, erano non solo facilmente preventivabili ma, appunto, già preventivati dal parere della Prefettura e dalla conseguente scelta della stessa, insieme all’ente fiera, di annullare la manifestazione leghista.

La manifestazione organizzata dal movimento “Mai con Salvini” era, invero, partita con le migliori intenzioni: un fiume colorato e ironico si è mosso da piazza Sannazaro cantando slogan contro Salvini e contro il razzismo ed è arrivato, sotto un sole primaverile, fino alla fine di Viale Augusto senza problemi. Solo qui si sono cominciati ad infiltrare persone incappucciate e vestite di nero, la maggior parte di loro, sembrerebbe, facente parte del mondo ultras.

Noi giornalisti, che eravamo davanti alla testa del corteo, abbiamo cominciato ad indietreggiare perché, da parte del “blocco nero”, c’erano chiari segni di allontanarsi per evitare di essere filmati.

A farne le spese è stato, in un primo momento, proprio il nostro direttore Rocco Sessa, qui il video dell’aggressione. E dopo, durante gli scontri, anche colleghi di altre testate sono stati aggrediti.

Arrivati quasi ai cancelli principali della Mostra d’Oltremare il blocco nero ha cominciato a lanciare oggetti verso un contingente della polizia schierato proprio fuori alla mostra, facendo partire gli scontri. Il corteo è arretrato girando attorno al Piazzale Tecchio all’inverso del percorso preordinato per la manifestazione, per arrivare a via Giulio Cesare senza passare per l’incrocio con via Diocleziano dove si erano radunate, nel frattempo, tutte le forze di polizia e i dimostranti che con la stessa cercavano lo scontro.

Su cinquemila persone che facevano parte del corteo quelli che hanno causato gli scontri saranno stati una cinquantina, e tutti facilmente identificabili. La polizia, però, una volta dispersi i manifestanti violenti ha continuato a caricare con gli idranti anche la parte pacifica del corteo che non ha potuto far altro che rinculare lungo via Giulio Cesare quasi fino alla galleria posta alla fine della stessa.

In rosso il tragitto del corteo, in nero i movimenti e gli “attacchi” alla polizia del blocco nero, in blu i tre contigenti di polizia e i loro movimenti.

I fatti sono questi, quindi: un corteo pacifico di cinquemila persone è stato infiltrato da una cinquantina di facinorosi che hanno cercato e trovato lo scontro con la polizia. Gli scontri erano ampiamente preventivabili e, abbiamo detto, preventivati.

La stragrande maggioranza dei media nazionali, ma anche locali, ha chiuso gli occhi sui cinquemila manifestanti pacifici per concentrarsi solo su quella cinquantina di violenti e, alcuni, si sono addirittura inventati molotov che, nonostante fossi presente e nonostante abbia provato a cercare anche successivamente alla manifestazione, non sono riuscito a vedere.

E inoltre, anche politicamente, non se la prende con chi, contro ogni decisione razionale, ha forzato la mano imponendo una manifestazione che, altrove, è stata già vietata proprio per le stesse ragioni, e dalla stessa parte politica che ora l’ha imposta, meno di un anno fa. Ma con chi tale manifestazione ha cercato di evitare anche e soprattutto per gli stessi motivi: “l’interesse generale della sua comunità”.