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Renzi post ballottaggi: “poteva andare meglio…”. Intanto si pensa a come ricostruire

Un Matteo Renzi che analizza il secondo turno delle amministrative. Un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, sottolineando come, nonostante il numero totale di sindaci vittoriosi vede avanti il PD, la seconda tornata sarebbe potuta andare certamente meglio.

Ecco quanto si può leggere direttamente dalla pagina Facebook:

I risultati delle amministrative 2017 sono a macchia di leopardo. Come accade quasi sempre per le amministrative. Nel numero totale di sindaci vittoriosi siamo avanti noi del PD, ma poteva andare meglio: il risultato complessivo non è granché. Ci fanno male alcune sconfitte, a cominciare da Genova e l’Aquila ma siamo felici delle affermazioni di Sergio a Padova, di Rinaldo a Taranto, di Carlo a Lecce. Ma più in generale da Ermanno a Cernusco sul Naviglio fino a Francesca a Sciacca, da Marco a Mira fino a Tommaso a Molfetta tutta Italia vede risultati belli e sorprendenti di alcuni dei nostri.
Menzione speciale per Veneto e Puglia, regioni dove andiamo meglio del previsto.
Peggio del solito Liguria e Emilia Romagna.
Luci e ombre in tutte le altre zone.
Questi sono i dati veri.
Ovviamente i commenti per una settimana saranno i soliti, consueti, apocalittici. Qualcuno dirà che ci voleva la coalizione, ignorando che c’era la coalizione sia dove si è vinto, sia dove si è perso. Qualcuno dirà che questo risultato è un campanello d’allarme, non si capisce per cosa e perché visto che in un comune perdi, in quello accanto vinci. Gente che non ha mai preso un voto commenterà con enfasi dimenticando che i candidati contano più del dibattito nazionale nello scegliere un sindaco.
Poi il chiacchiericcio si sposterà altrove. Come sempre, più di sempre. Perché le elezioni amministrative sono un’altra cosa rispetto alle elezioni politiche. E chi come me ha vestito la fascia tricolore sa benissimo che cosa significhi fare il sindaco: occuparsi dei sogni e dei bisogni dei cittadini, non inseguire le polemiche della politica politicante. Andando a letto, allora, un pensiero ai sindaci eletti, a quelli del mio partito ma anche agli altri. Da stasera rappresentate la vostra comunità. Lasciate stare le chiacchiere. Da oggi voi avete addosso tutte le responsabilità della vostra gente. Siate forti, all’altezza delle speranze che vi sono state consegnate. Conosco il sentimento di vertigine che prenderà il vostro cuore nelle prossime ore: lasciate che vi attraversi. E ricordatevi che non siete i primi cittadini, ma gli ultimi cittadini: quelli che si prendono cura di chi non ce la fa.
Buona notte di cuore.
Avete cinque anni per dare il meglio di voi stessi.
Da italiano mi auguro che ce la facciate per il bene del nostro Paese e delle vostre città.
Viva l’Italia!

Il tema di fondo però resta sempre lo stesso: le profonde crepe che si sono aperte nell’arco di questi mesi all’interno del partito e che, secondo molti, hanno portato ai risultati, conseguiti o meno, in questi ballottaggi.  Dopo l’analisi, infatti, c’è il contrattacco: nessun patto con una certa sinistra. Il dato oggettivo, però, resta: la curva di consensi ha avuto una impennata al ribasso. Inoltre, quello che preoccupa maggiormente è la carenza di “offerta” della sinistra in questi mesi post referendum: tra divisioni, scissioni e una mancanza di “tessuto sociale” che sembra essere la parte più preoccupante della storia.

Una idea, quella della ricostruzione e dell’isolamento sociale, che sembra sottolineare anche il ministro Andrea Orlando:

La destra unita vince, il centrosinistra diviso perde. Il PD isolato politicamente e socialmente perde quasi ovunque. Cambiare linea. Ricostruire il centrosinistra subito.

Prendiamo ad esempio la situazione Toscana: Carrara e Pistoia vengono espugnate la prima dal M5s, la seconda dal centro destra. Il PD conserva Lucca con Tambellini. Così commentano Antonio Mazzeo, vicesegretario Pd Toscana e Nicola Danti portavoce pd Toscana:

In certe serate il sentimento non può che essere duplice e contrastante. A fronte di risultati nazionali non certo positivi, in Toscana a consuntivo il Pd ha vinto in 4 dei 6 comuni sopra 15mila abitanti che andavano al voto e il ballottaggio ci porta anche una buona notizia tutt’altro che scontata. La vittoria di Lucca ci conferma infatti al governo di una città che per tanti anni è stata in mano alla destra e premia il grande lavoro che, specialmente nelle ultime settimane, abbiamo messo in piedi sul territorio per spiegare quante e quali fossero le differenze tra la nostra proposta e quella degli avversari. D’altro canto la sconfitta di Pistoia fa male, tanto. È evidente che il logoramento del rapporto tra amministrazione comunale e città ha superato di gran lunga il livello di guardia. 

Due facce, Pistoia e Lucca, della stessa medaglia che dicono tanto sui perchè di vittorie e sconfitte e su dove intervenire. La messa a punto di una proposta, come avvenuto a Lucca e non il logoramento di una rapporto, vedi Pistoai, che potrebbe, se non già avvenuto, presto verificarsi anche a livello nazionale. A patto che il tutto avvenga senza ulteriori divisioni interne e rinunciando a già note accozzaglie (politicamente dette coalizioni) che si stanno già riformando dall’altra parte della barricata: una sorta di blocco “generalista” che salda le intenzioni elettorali del centrodestra e su cui – vedi Ius soli e immigrazione – sembra interessare anche il M5s non più impegnato solo nell’eterna lotta a “puntare il dito contro i guai giudiziari degli altri”.

Insomma, una profonda analisi politica quella a cui Renzi dovrà sottoporre il partito già a partire dalla riunione dei Circoli PD organizzata a Milano per il prossimo fine settimana. Una “caccia” ad idee e proposte in visto proprio delle elezioni del 2018 con una legge elettorale su cui bisognerà riprendere la discussione dopo il crollo del sistema tedesco. Su quest’ultimo punto bisognerà riprenderà il dialogo con qualche forza politica: al momento quella con Forza Italia – dopo il ritrovato feeling con Prodi – sembra lontano. Infine, all’orizzonte resta da tenere in piedi il governo con il voto sulla legge di Bilancio.